Quasi le 10

Ora che sto scrivendo questo pezzo sono quasi le 10 del mattino. Ma che significa? Che sono passate da poco le dieci o che tra poco saranno le dieci? Sembra banale, ma non saprei rispondervi in modo più preciso. Come già diceva Agostino d’Ippona: se non me lo chiedete cos’è il tempo so rispondervi, ma se me lo chiedete…

Certo, si potrebbe guardare l’orologio e vedere se, banalmente, la lancetta ha oltrepassato il segno delle dieci, o se deve ancora arrivarci. E se non riuscissi a leggere bene potrei sempre guardare la lancetta dei minuti. Però no, non posso comunque farlo: ho un orologio che ha solo la lancetta delle ore. E la lancetta adesso coincide esattamente con il segno dell’ora che vi ho detto all’inizio. Bene, quindi questo significa che sono esattamente le dieci? No, non è così semplice: sul mio orologio i segni indicativi delle ore sono un po’ fuori dal comune. Ad esempio: se guardo adesso la lancetta segna le ~10. Quasi le dieci appunto, come vi avevo già detto. È un orologio che non ha i numeri, ma quasi i numeri.

È un orologio riflessivo, l’ultima trovata del mercato. A cosa può servire un orologio così? Se devo essere sincero mi ha convinto la pubblicità. Il costruttore infatti, un signore svizzero pacioso sulla cinquantina, in uno spot diceva che pur fabbricando orologi da anni, seguendo tutti i dettami dell’arte orologiaia, non poteva garantire di riuscire stare dietro al tempo, che passa con fedeltà e costanza da millenni. E piuttosto che menarla con la solfa della precisione estrema aveva preferito dichiarare esplicitamente che le ore, in questo modello di orologio, erano indicate in maniera approssimata. E per farlo non ha trovato di meglio che mettere sul quadrante, che è quasi rotondo, delle ore indicative. Delle quasi ore. Non trovate sia un modo molto onesto di vendere un prodotto?

All’inizio si resta un po’ spiazzati, non è facile usare un orologio come questo: quanto tempo passa tra le quasi due e le quasi tre, ad esempio? Quasi un’ora. Ma quasi un’ora più quasi un’ora più quasi un’ora può fare un intervallo di tempo che è ben più grande o ben più piccolo di tre ore, infatti i «quasi» si sommano male. Ma a me basta guardare l’orologio, quando sono indeciso, e sono quasi sicuro di che ore sono.

E se la lancetta è spostata un po’ dopo le quasi cinque e un po’ prima delle quasi sei? Facile: vuol dire che sono quasi quasi le sei. Tutto dipende dal contesto, ma se si fa un po’ di attenzione si sa quasi sempre che ore sono. E comunque il modo in cui io uso il mio orologio riflessivo non è molto diverso da quello in cui ognuno di voi usa il suo orologio normale.

Qualche giorno fa è stato assegnato il premio Nobel per la fisica a due signori, il francese Serge Haroche e l’americano David Wineland, per aver congelato, intrappolato, osservato e teletrasportato atomi e fotoni. Cosa c’entra? C’entra perché sembra che, se un giorno le complessità del loro lavoro di laboratorio saranno superate, potremo avere computer che lavorano alla velocità della luce e strumenti per misurare il tempo centinaia di volte più precisi degli orologi atomici attuali.

La cosa a cui i due studiosi però non hanno saputo ancora dare risposta è a cosa serviranno questi orologi ultra precisi. Qualcuno di voi davvero pensa che siano esattamente le dieci, anche quando vi sembra che la lancetta del vostro precisissimo orologio atomico segna le dieci?

Certo, qualcuno potrebbe obiettare: ma se già gli orologi normali sono imprecisi, perchè inventarsi un orologio riflessivo? Semplicemente perché non tutti utilizzano un orologio normale in modo riflessivo, questo è il punto. E personalmente preferisco non farmi carico di tutta la responsabilità che richiede l’uso riflessivo degli orologi normali, mi farebbe perdere più tempo.


O quasi.

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Cfr. L’Orologio Prudente di R. C. 

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